Castagneto Carducci

Capoluogo del Comune omonimo, è un piccolo borgo adagiato sulla sommità della collina, su cui domina il Castello dei Conti della Gherardesca, un tempo circondato da mura di cui sopravvive il fronte rivolto verso il mare e che insieme alla chiesa di San Lorenzo, costituisce il nucleo originario del centro abitato. Intorno al Castello la cui edificazione risale probabilmente al Mille, si è sviluppato il centro urbano secondo uno schema di anelli concentrici che danno vita ad un sistema di strade, vicoli e piazzette. Il castello ebbe, nella sua lunga storia, numerose modificazioni e rifacimenti successivi, al pari della chiesa parrocchiale, a lungo utilizzata come chiesa del castello, come si ravvisa dall’esame delle strutture interne. Davanti alla propositura di San Lorenzo, sorge la Chiesa del S.S. Crocifisso al cui interno è conservato il Crocifisso ligneo di epoca quattocentesca, rinvenuto tra i ruderi dell’antico monastero di San Colombano ed oggetto di vivissimo culto locale, rappresentato dalle "Feste Triennali" L’attuale municipio, divenuto sede municipale nel 1849 nel quadro della complessa vicenda delle preselle, aveva funzionato, a partire dal 1716, da palazzo pretorio; nella piazzetta retrostante, la Piazza della Gogna, avevano luogo le grida di condanne e l’esecuzione di infamanti pene alla gogna ed alla berlina. Di particolare interesse: Castello della Gherardesca (Via Indipendenza), Propositura di San Lorenzo, Chiesa del S.S. Crocifisso, Chiesa della Madonna del Carmine (di recente dichiarata sede del costituendo Museo dei paramenti sacri), Centro Carducciano (Via Carducci, 59), Museo Archivio, Piazzale Belvedere

 

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Bolgheri

Di Bolgheri sappiamo che fu il centro di un vasto territorio detto "Sala ducis Allonis", diventato poi patrimonio ducale e quindi proprietà dei Gherardesca. Oggetto di numerose incursioni e saccheggi nei secoli XVI e XV, visse il suo momento di sfortunata gloria nel 1496 quando, dopo un’eroica difesa, dovette soccombere alle schiaccianti forze dell’imperatore Massimiliano I. In quell’occasione Bolgheri venne saccheggiata ed incendiata, mentre la popolazione che si era rifugiata in chiesa – vecchi, donne e bambini – fu trucidata. Nella prima metà del Cinquecento fu ricostruito e nonostante i numerosi rifacimenti successivi, il castello ed il paese, cui si accede dall’unica porta ad arco, non hanno perso niente di quello che doveva essere il loro fascino originario. Il tempo sembra essersi fermato: qui il trascorrere delle stagioni è ancora scandito dal variare dei colori dei campi e dei poggi tutt’intorno. Gran parte della notorietà di Bolgheri si deve alla poesia carducciana "Davanti San Guido", al celebre "Viale dei Cipressi", considerato monumento nazionale, insieme al cimitero monumentale dove fu sepolta Nonna Lucia.

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Marina di Castagneto Carducci

Sorge a ridosso di una folta pineta costiera impiantata nella prima metà del secolo scorso per difendere la campagna retrostante dai venti di mare. Si è sviluppata intorno agli anni cinquanta nelle vicinanze di un Forte settecentesco, fatto costruire dal governo lorenense per integrare e migliorare la rete difensiva lungo il litorale toscano. Marina di Castagneto è una delle località più conosciute e frequentate della Costa degli Etruschi, dotata di strutture ricettive e di divertimenti, tra cui uno dei più grandi parchi giochi della Toscana: il Cavallino Matto. La spiaggia ampia e sabbiosa è dotata di numerosi stabilimenti balneari, mentre a sud ed a nord della località, chilometri di spiaggia libera, oggetto di pulizia quotidiana, offrono ancora lo spettacolo della fioritura del gigli di mare e delle altre piante pioniere. Il Comune di Castagneto, in ragione della qualità dell’ambiente, della sua tutela e per i servizi offerti ai cittadini ed all’utenza estiva, ha ottenuto ed ottiene importanti riconoscimenti quale, ad esempio, l’assegnazione della "Bandiera Blu" ed il riconoscimento di Lega Ambiente "Eco sistema vacanze".

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Torre di Donoratico (non visitabile)

Il Castello di Donoratico, ora in rovina, sorge su una piccola altura di m. 179 di altitudine, con le pendici assai ripide ad eccezione della parte meridionale. Fu distrutto nel 1433 a causa di una contesa tra i Della Gherardesca e Firenze. Era munito di una duplice cinta di mura che racchiudeva un ripiano. Sopravvivono alcuni ruderi delle mura esterne (tra cui la porta a sud ovest) e della torre. Di quest’ultima si conservano ancora il lato ovest (con due finestre), parte del lato nord (dove rimane traccia del quadruplo ordine di aperture ad arco) ed il lato sud, addossato ad una torre più bassa e di epoca più recente. La più alta aveva quattro piani ed una cisterna, non pare avesse una porta di ingresso, ma all’altezza di circa tre metri dal piano, si trovava un’apertura a cui si accedeva da una scala mobile che, in caso di necessità, veniva ritirata. Sul fronte ovest della torre, nelle mura superstiti, si apre una porta ad arco a tutto sesto, sormontata dai resti di una scala, a sud est di nuovo i resti di una porta di accesso al castello. La torre fu ampiamente ristrutturata da Walfredo della Gherardesca, nel 1929. In quell’occasione il conte fece asportare alcune pietre dal castello di Donoratico per costruire la torre campanaria a fianco della chiesa di S. Lorenzo , a Castagneto Carducci. Circa 400 metri sotto la torre, lungo la strada di accesso, si trovano i resti di tombe etrusche scavante nella roccia e di più recenti necropoli.

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Il rifugio faunistico di Bolgheri (clicca per + info)

Il Rifugio faunistico di Bolgheri è stato istituito nell’anno 1968, ha una estensione di 500 ettari ed è collocato al confine nord del Comune di Castagneto Carducci, fra il Mar Tirreno e la ferrovia Grosseto Livorno. La palude è attraversata da arginelli pedonabili fiancheggiati da paratie costruite in materiale naturale (cannucce) che conducono ad osservatori, costruiti con lo stesso sistema, molto ampi e confortevoli, da dove si può osservare la fauna, senza disturbarla.. All’inizio del percorso vi è una torre d’osservazione da cui si può ammirare l’intera palude. Nel Rifugio faunistico di Bolgheri è ancora presente, nella sua integrità, il tipico ambiente costiero paludoso della Maremma di un tempo. A partire dal mare si ha un arenile ampio e ben conservato con essenze pioniere altrove scomparse. Secolari ginepri proteggono dai venti salmastri il retrostante tombolo composto da pini domestici, lecci e altre tipiche essenze mediterranee; segue una fascia a foresta allagata costituita quasi essenzialmente da frassini ossifilli. Vi è poi la palude vera e propria con vasti canneti a canna di palude, pratoni allagati, chiari, cariceti, giuncheti e canali. La fauna è molto ricca. Tra i mammiferi ricordiamo: capriolo, coniglio selvatico, scoiattolo, martora, tasso, ecc. Tra gli uccelli, veri dominatori del Rifugio, ricordiamo innanzitutto le grandi presenze autunno invernali di colombacci, di storni e di anatre di superficie di varie specie. Presenti regolarmente, tra gli altri, il falco pellegrino, l’oca selvatica, la volpoca, la gru, il tarabuso, il gufo comune. Tra i nidificanti si segnalano: il germano reale, il tuffetto, il picchio verde, il picchio rosso minore, la piana, il gruccione, l’allocco, il barbagianni, la folaga, la gallinella d’acqua.
Il Rifugio Faunistico di Bolgheri è visitabile da novembre a fine maggio, tutti i sabati e domeniche alle 9,30 e alle 14,00 su prenotazione. I martedì saranno a disposizione per le scuole, i gruppi, i fotografi e i birdwatcher.
Maggiori info e prenotazioni:
Riserva Naturale Regionale Padule Orti-Bottagone
Mob: 389/9578763 - 328/1937095

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IL Seggio

Nei pressi di Castagneto Carducci  si trova una bella spiaggia che prende il nome dal fiume che la attraversa. Alla destra del corso d'acqua c'è la parte di arenile meglio conservata raggiungibile, con poco sacrificio, dalla spiaggia o dal mare. Sul lato sinistro del fiume si estende invece la parte di spiaggia libera e attrezzata, con 5 ettari di pineta comunale alle spalle, dove ci si può rifugiare nelle ore più calde. Per arrivare a Castagneto, dall'Aurelia bisogna svoltare al bivio per Marina di Castagneto e poi chiedere indicazioni per il Parco del Cavallino Matto. Una volta raggiunto il parco, basta girare a destra per la via del Seggio, che porta al mare. La spiaggia è segnalata tra le più belle d'Italia sulla Guida Blu del Touring Club. Un tratto della spiaggia del Seggio è attrezzata per accogliere i cani.

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Castiglioncello di Bolgheri

Edificio a due ali fortificato con bastioni ed una torretta, sorge su un poggio conico (393 mt s.l.m.), completamente ricoperto di boscaglia con prevalenza di lecci, sulle pendici in basso sono presenti estesi uliveti. La sua origine è incerta, già citata nel 780 dC, sia pure con il significativo toponimo di Oliveto, fu possedimento dei Gherardesca fino al 1440, dei Soderini fino al 1665, degli Incontri fino al 1801 ed ancora dei Gherardesca successivamente. La posizione dell’edificio, solitario e pressoché inaccessibile, in cima ad un colle che domina Castagneto e Bolgheri e da cui la vista può spaziare dall’Isola D’Elba alla Corsica, a Livorno, al piano ed ai vigneti sottostanti, fino al mare, è alquanto suggestiva. Una volta all’anno, il 16 Luglio, viene aperto al pubblico, in occasione della festa della Madonna del Carmine

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Museo Archivio Giosue Carducci e pannelli informativi

Via G. Carducci, 1

È stato aperto nell'ambito delle celebrazioni del 75 anniversario della morte del poeta ed è stato rinnovato nel 2007 con la mostra organizzata in occasione del centenario. Vi sono esposti in apposite bacheche libri e riviste con edizioni del Carducci e materiale iconografico, soprattutto fotografie, di persone e luoghi carducciani ma soprattutto le bozze delle poesie legate al territorio.
I pannelli esposti nel Museo carducciano ripercorrono i principali momenti dell’attività letteraria del Poeta, strettamente legata a profumi, suoni ed atmosfere della Maremma Pisana, teatro delle sue esperienze giovanili. Giosuè Carducci, infatti, trascorre una parte della propria infanzia a Castagneto e Bolgheri e la potenza evocativa di questa realtà contadina è una costante nella sua produzione poetica.

Via Giosuè Carducci n°1 (Palazzo Comunale) 57022 Castagneto Carducci (LI)
Telefono: 3773209198  
museo.archivio@comune.castagneto-carducci.li.it

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A seguito di espletamento di procedura di gara a partire dal 1° gennaio 2023 il Consorzio CO&SO, Consorzio per la Cooperazione e la Solidarietà di Firenze, è risultato affidatario per l'anno 2023 della gestione del Museo Archivio G. Carducci.

 


 

Nel territorio comunale sono ubicati dei pannelli informativi su alcune opere del Poeta Giosuè Carducci che richiamano aneddoti e storie di vita vissuta durante la sua permanenza nel nostro comune.

PANNELLO “DAVANTI SAN GUIDO”

Giosuè Carducci scrive la poesia nel periodo di Natale del 1874, ma la stesura definitiva, qui esposta, risale al 18 Agosto 1886.
L’occasione che permise al Carducci di rivedere i cipressi del viale che collegava l’antica via Emilia al paese di Bolgheri fu un viaggio in treno da Roma a Livorno nel 1873.
La vista dei cipressi porta il poeta a ripercorrere con la memoria il periodo felice, puro e innocente della sua fanciullezza trascorsa in quei luoghi tanto amati e i momenti passati insieme alla cara Nonna Lucia che gli raccontava belle e lunghe favole, ormai rimasti solo semplici ricordi.

Il viale venne realizzato alla fine del ‘700 per opera dei Conti Della Gherardesca; inizialmente era uno stradone sterrato di circa 3 miglia affiancato da due filari di pioppi che vennero poi sostituiti dai cipressi. Asfaltato nel 1954 oggi il Viale dei cipressi è monumento nazionale sotto la tutela del Ministero dei Beni Culturali.

 

PANNELLO “TRAVERSANDO LA MAREMMA TOSCANA”

Nella lettera scritta all’amico Chiarini il 23 Aprile 1885 invia anche il sonetto terminato (T2), che aveva composto dopo un viaggio in treno da Livorno a Roma, durante il quale aveva rivisto i paesi di Castagneto e Bolgheri.
Questa lirica fa parte del gruppo di poesie dedicate a questi luoghi, scritte tra il 1871 e il 1885.
La vista della campagna, delle colline e della pianura verdeggiante rievocano i dolci ricordi dell’infanzia e rasserenano il cuore del poeta, ma nello stesso tempo si rattrista al pensiero che i suoi ideali giovanili siano diventati solo mere illusioni che creano in lui un forte turbamento.


PANNELLO “LE RIBOTTE”

Le Ribotte, citate dal Carducci nella corrispondenza con la moglie e l’amico Chiarini, sono lunghi pranzi con specialità gastronomiche e vino locale.
Il piatto principale è composto dalla selvaggina di queste zone, tordi e cinghiali.
Le ribotte venivano fatte all’aperto, nei luoghi cari al poeta come sui prati della torre di Donoratico o al Castello di Segalari.
Vi partecipavano le autorità comunali, personaggi di rilievo della popolazione castagnetana ma anche amici intimi del Carducci.
Durante le ribotte il poeta era solito declamare alcuni suoi versi come in occasione di quella fatta alla torre di Donoratico, il 17 Settembre 1885 (F1), durante la quale recitò il sonetto dedicato a Castagneto “Traversando la Maremma Toscana”


PANNELLO “IL PREMIO NOBEL”

Il 10 Dicembre 1906 al Carducci, ormai infermo a causa della paralisi che lo aveva colpito pochi anni prima, gli viene consegnato idealmente il Premio Nobel per la letteratura, nella sua casa bolognese dal Barone De Bildt, ministro svedese in Italia,  mentre si stava svolgendo contemporaneamente in Svezia la cerimonia ufficiale, dove il sovrano Oscar II consegnava ad un ministro italiano la medaglia, il premio e la pergamena.
Giosuè Carducci è stato il primo italiano a ricevere il prestigioso riconoscimento che comprendeva un assegno di 138.536,1 corone svedesi che oggi corrisponderebbero a circa 600.000  euro.
Il denaro venne usato per risolvere problemi economici della famiglia in seguito alla morte della primogenita Beatrice che lasciò orfani 5 figli.
Il Poeta non potrà utilizzare il denaro perché muore a Bologna tra il 15 e16 Febbraio 1907, 2 mesi dopo la consegna del premio.


PANNELLO “LE CARICATURE”

Giosuè Carducci oltre ad essere un poeta svolse opere di critica letteraria utilizzando un lessico elaborato, che degenerava talvolta in un linguaggio artefatto.
Pubblicò recensioni e saggi critici sulle maggiori riviste letterarie del tempo ( “Momo”, “L’Illustrazione italiana”, “La cronaca bizantina”) e su quotidiani (“Il resto del Carlino”..).
Alcuni giornali gli rivolsero delle vignette satiriche che polemizzavano sui mutamenti di opinione politica che aveva avuto nel corso della vita e ironizzavano sui suoi piaceri gastronomici.


PANNELLO “LE DONNE DI CASA”

Lucia Galleni, nonna di Giosuè, rimasta vedova del marito  si fa carico della famiglia Carducci; organizzò il trasferimento a Bolgheri e placò i duri contrasti politici sorti tra il figlio Michele e il parroco del paese Don Bussotti. Carducci ebbe un legame molto profondo con la nonna, che era solita raccontarli favole e consolarlo dalle sgrida materne.
Il loro rapporto si interruppe molto presto, nonna Lucia morì di tisi il 18 Dicembre 1842.
Venne sepolta nel piccolo cimitero di Bolgheri, oggi monumento nazionale.
Dopo la morte della nonna , la madre Ildegonda Celli divenne l’unico punto di riferimento per il piccolo Giosuè.
Ildegonda conobbe il marito Michele a Volterra nel 1831, dove era relegato per motivi politici, lei era ospite degli zii materni.
Morì a Bologna nel 1870.
Nel 1849 Giosuè, mentre si trovava a Firenze per terminare gli studi liceali, conobbe la futura moglie Elvira Menicucci; si sposarono nel 1859. Dal loro matrimonio nacquero tre figlie: Beatrice, la primogenita, Lauretta e Libertà, la prediletta del padre.


“LA BIONDA MARIA”

A Bolgheri abitava Maria Banchini,  ragazza vivace e sorridente , figlia di mugnai.
E’ Maria, la giovane dai capelli biondi, il primo amore alla quale il giovane Giosuè scriveva lettere, è lei l’ispiratrice della poesia “Idillio Maremmano”.


PANNELLO “ CARDUCI ROMANTICO”

Due furono le muse ispiratrici del Carducci: Lina e Annie.
Del 1871 è la prima lettera di Carolina Cristofori Piva di Milano al Carducci, che conteneva un ritratto ed un sonetto, vera e propria dichiarazione d’amore. Il primo appuntamento è in un Caffè di Bologna nel 1872; da questo incontro ha inizio la storia d’amore tra Giosuè e Lina che durerà circa 10 anni. La moglie Elvira verrà a conoscenza del rapporto extraconiugale del marito dopo avere scoperto sulla scrivania del poeta le lettere di Lina.
Lina morirà di tisi nel 1880; il Carducci resterà per tutta la notte a vegliare la salma della donna accanto al marito, il Colonnello Piva.

Il 5 Dicembre 1889 viene recapitato un biglietto al Carducci; è di Annie Vivanti, giovane poetessa nata a Londra, di padre italiano e madre tedesca. Tra i due inizia una lunga corrispondenza che si tramuterà in amore (Giosuè aveva 55 anni, Annie 20).
La relazione durerà alcuni mesi, i due trascorreranno insieme un soggiorno a La Spezia, faranno lunghe passeggiate a cavallo e il poeta donerà alla giovane donna un puledro.
Nel 1892 Annie sposa un giornalista irlandese, l’ultimo incontro con il poeta è del 1903.

 

Giosue Carducci, il Centenario, vedi il depliant

 

 

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"I luoghi della Fede"

Numerosi i luoghi sacri a Castagneto Carducci. Citiamo tra essi i più significativi:

 

Oratorio di San Guido:  mappa

Piccola chiesa a pianta ovale, posta sulla via Aurelia di fronte al Viale di San Guido e voluta nel 1703 dal conte di Bolgheri Simone Maria per onorare la memoria dell’antenato Guido, l’eremita vissuto a cavallo dei secoli XI e XII. Ne fu autore un artista fatto venire appositamente da Fiesole, Romolo Della Bella e fu scelta, secondo costume, una posizione abbastanza distante dal Casone di San Guido, già esistente, vicino al quale passava allora la Via Emilia.

Questa fu spostata nella posizione attuale in occasione delle bonifiche (1779 - 1786) e la chiesina venne così a trovarsi sulla via principale.

 

Chiesa di Sant’Antonio Abate di Bolgheri: mappa

S. Antonio Abate è un santo universale ed in passato importante per il bestiame, per cui ogni località aveva sempre una chiesina dedicata al Santo; la chiesina di Bolgheri, costruita poco prima della porta di ingresso, fu costruita nel 1686 dal Conte Simone Maria della Gherardesca in ricordo della “campagna meravigliosa” di Vienna del 1683, allorchè gli eserciti cristiani sbaragliarono i Turchi e riconquistarono Buda e Pest, liberando tutta l’Ungheria.

 

Chiesa parrocchiale dei SS. Jacopo e Cristoforo di Bolgheri: mappa

E’ certo che il precedente Castello di Bolgheri, distrutto nel 1496, si trovava in ubicazione diversa dell’odierno Castelvecchio, e che fu scelta la posizione attuale forse perchè vi si trovava già un convento,o romitorio, che divenne la canonica della nuova chiesa.

Una recente analisi delle pietre della porta di ingresso della chiesa attuale ha rivelato epoche assai più remote, intorno al 1050.

E’ possibile che, al momento della costruzione, fossero state utilizzate molte pietre del precedente castello ma non si può escludere che vi esistesse, oltre al romitorio, anche la Chiesa.

La chiesa di Bolgheri fu spesso oggetto di dispute tra i pievani e i conti per le spese di restauro e di manutenzione. Gli ultimi restauri avvennero nel 1902. Nell’occasione il conte Guido Alberto non badò a spese: restaurò e abbellì l’interno e l’esterno dato che entrava un nuovo pievano oriundo di Napoli e quindi “forestiero”, secondo una tradizione che non voleva assolutamente un pievano castagnetano.

 

Chiesa di S. Giuseppe Opifex delle Grottine: mappa

Si trova sulla via Bolgherese, in prossimità della casa colonica omonima. Fu costruita nel 1951 e dedicata a San Giuseppe Opifex (operaio).

 

Chiesa della Madonna del Carmine ("del Millanta", o "delle Rose") di Castagneto:  mappa

Esisteva in loco un'antica chiesetta semidistrutta, già di proprietà della Campagna della Madonna del Carmine di Castagneto e, dal 1790 circa, di proprieta' della famiglia Millanta. Stando al dettato di un'epigrafe, un loro discendente, Niccola (1818-1884), donò la chiesa alla Misericordia; più specificatamente Niccola destinò alla costruzione un lascito del fratello Don Giuseppe (il "Maestro" del Carducci), ma la morte lo colse qualche mese prima dell'ultimazione della chiesa e la donazione fu effettuata a suo nome dai figli Francesco (detto "Cecconaso"), Maria Annunziata, Agata ed Evaristo (detto "Marcellino"), i quali avrebbero quantomeno ricordare nell'epigrafe quello zio Don Giuseppe che aveva finanziato I'opera.

 

Chiesa della Immacolata concezione (Balli) di Castagneto:  mappa

Nell'allivellazione dei beni della Pieve di Castagneto (1835), era stato promesso dal conte Guido Alberto che, in sostituzione della chiesa di S. Giusto che era diventata privata, sarebbe stata costruita una nuova chiesa a Castagneto. Pero', neppure col figlio Ugolino si riaffaccio' il problema. Intorno al 1887, la mancata costruzione riaffioro' e si formo' un apposito comitato per erigere una nuova chiesa nella parte nuova del paese. II comitato, con presidente Antonio Moratti e direttore Domenico Moschetti, voleva la nuova chiesa nel Biancuccio; il conte Walfredo, proprietario del terreno, preferiva donare il terreno in Fontanella (sotto la strada d'accesso) : discussioni e rinvii, finché non se ne fece di nulla.

Fu allora che Antonio Balli restauro' questa chiesina, che sorgeva sul suo possedimento, lungo la via delle Pievi (oggi via Gramsci), costruita in precedenza al canonico Don Cammillo Mori, suo zio (era fratello della madre del Balli). La chiesina e' dedicata all'Immacolata Concezione.

 

Cappella di S. Antonio in Castagneto:  mappa

E la chiesa detta "del Moratti", posta in via Carducci, in quei tratto di questa via che un tempo era detta "della Maesta'". La chiesina, costruita nel 1612, era inizialmente intitolata al SS. Salvatore ed apparteneva alla famiglia Casanuova, come tutto lo stabile. Questo titolo fu dimesso nel 1818 e trasferito nella chiesa propositurale di S. Lorenzo, per far posto ad un santo di vecchia conoscenza, S. Antonio da Padova, che fino a quell'anno era stato titolare della chiesina posta in borgo. Così questa, costruita nel 1765 ed acquistata nel 1803 dai Gherardesca insieme a tutto il terreno circostante. "l'Orto di S. Antonio", poté essere demolita per far posto all'attuale stabile, l'angolo fra il Borgo e via Cavour, contrassegnato da un epigrafe celebrativa.

 

Cappella del SS. Crocifisso di Castagneto: mappa

Non è conosciuta l'epoca in cui fu rinvenuto il grande Crocifisso di Castagneto. Si sasolo, con molta approssimazione, che provienie dal monastero di S. Colombano eche è attribuito a "Scuola Pisana del '400". E' presumibile che la consegna alla "Compagnia" castagnetana sia avvenuta in epoca successiva alla concessione a livello dei beni di S. Colombano ai Gherardesca, da parte degli agostiniani, avvenuta il 22 febbraio 1519. Ricevuta la sacra immagine, fu necessario conservarla in un'apposita chiesina, non volendo (o non potendo) usufruire di quella parrocchiale che era comitale. Fu perciò costruita nel 1587, nella piazzetta antistante la chiesa Parrocchiale, questa chiesina, restaurata ed abbellita dal conte Walfredo nel 1922 ("agro suo destituit exornativ a. Dni MCMXXII"). II bel crocifisso è conservato in una teca chiusa che viene scoperta ben due volte l'anno, il 3 maggio ed il 14 settembre; ogni 3 anni viene traslato nella chiesa parrocchiale e portato in processione in occasione delle Feste Triennali.

 

Chiesa parrocchiale di S. Lorenzo di Castagneto:  mappa

La chiesa parrocchiale di Castagneto, essendo nel contempo la chiesa comitale del Castello di Castagneto, potrebbe essere vecchia quanto il Castello e quindi riportarci ad epoche antichissime (almeno il 754 d. C.). dopo quella data ricomparve alla storia il 9 ottobre 1507, allorché il Conte Fazio convoco' in questa chiesa 20 uomini rappresentativi dei "comunisti" di Castagneto, per definire con essi le modalità per il taglio degli alberi, cioè il diritto di legnatico. La chiesa era quindi utilizzata anche come foro o sala consiliare. I restauri apportati nel corso dei secoli non si contano: nel 1716, dopo il crollo dell'altissimo campanile dovuta ad un fulmine; nei 1770 con il nuovo pievano Don Valentino Verdiani, nel 1783, nel 1802 per l'elevazione ai rango di propositura, nel 1811 (rifacimento delle vetrate, e nel 1836 dopo l'allivellazione dei beni della Pieve di Castagneto da parte dei Gherardesca: nel contratto di livello era infatti previsto che un "grosso" laudemio, pari ad una annata di canone, cioè scudi 319.6.12.8, fosse destinato a migliorie alla chiesa; e fu ancora restaurata nel 1926, quando entro' il nuovo proposto Don Cesare Innocenti. Al termine del restauro del 1926, la chiesa presentava queste caratteristiche: due epigrafi, una a ricordoodell'avvenuto restauro e l'altra alla memoria del vescovo Morteo; sei vetrate, tre con il ricordo dei restauro e tre con le immagini di S. Lorenzo, S. Giuseppe e S. Walfredo; affreschi con S. Cristoforo, S. Lorenzo (titolare della chiesa), S. Cerbone (titolare della diocesi), S. Bartolomeo (il santo dell'abbazia), e i "santi di famiglia Gherardesca" : la beata Gherardesca, S. Walfredo ed il beato Gaddo; inoltre, di maggiori dimensioni, S. Francesco. A S. Guido, il "santo" di famiglia, è infine dedicato un altare con un grande affresco raffigurante sei leggende della sua vita. L'altare conserva in una teca alcune reliquie: del beato con la scritta 'crux maxilla cum pluribus reliquiis corporis san Guidi De Gherardesca". L'affresco, suddiviso in sei;quadri, presenta gli avvenimenti più significativi dell'agiografia reale o leggendaria del beato Guido: "1) Guido de eremitagio fuge de casa sua. 2) La grota de penitentia. 3) Sona campane en sua morte. 4) Sovra il sepolcro scopa i fiori dopo 300 anni. 5) Corpo dello Sancto nel Domo di Pisa. 6) Gloria de Sancto Guido. Si sa per certo che un tempo esisteva di S. Guido anche un busto d'argento; fu portato a Pisa e fuso, insieme al reliquiario e ad una lampada votiva, "per comprare" la pace con i Francesi nel 1796. Fusione e sacrificio effettuati, ma risultati dimostratisi vani qualche anno dopo.

 

 

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Museo di Arte sacra

Via Bolgherese, 6

Il Museo di Arte sacra è stato inaugurato nel febbraio del 2000, dopo un’attenta valutazione del patrimonio religioso del territorio di Castagneto Carducci. Il museo è ospitato all’interno della Chiesa della Madonna Del Carmine, della quale abbiamo le prime notizie fin dalla fine del Settecento, quando era di proprietà della famiglia Millanta. Stando ai documenti storici, Niccola Millanta donò la Chiesa alla Venerabile Compagnia della Misericordia, cui appartiene tuttora. Niccola affidò per la costruzione un lascito del fratello Giuseppe, personaggio all’epoca molto noto essendo “maestro” di Giosuè Carducci che però non riuscì a vedere ultimata l’opera. Così la donazione fu fatta in nome dei figli (Francesco, Maria Annunziata, Agata ed Evaristo), i quali la dedicarono alla Madonna delle Rose. La Chiesa, ancora oggi consacrata, è composta di una loggia esterna, un’aula centrale e una sacrestia posteriore. I decori all’interno sono forme geometriche finto medievali che ricordano, nelle linee e nei contorni, le parrocchie trecentesche pisane. Dopo un periodo di chiusura, oggi, grazie alla collaborazione tra la Compagnia della Misericordia e l’Associazione Messidoro, è possibile visitare il museo. All’interno si potranno ammirare numerose opere d’arte scultoree, di manifattura tessile e di oreficeria. Le due teche, in legno di cipresso, al centro della Chiesa, raccolgono rispettivamente una coppia di dalmatiche, indossate dal celebrante durante la Messa e le benedizioni, in color avorio del sec. XVIII-XIX e due Pianeta (l’indumento sacro più comune del sacerdote officiante) in broccato celeste e un Bambino Gesù di terracotta del sec.XVIII. Nella teca piramidale è conservato un Bambino Gesù di cera dipinta, risalente alla fine del Settecento. Nelle teche laterali, invece, sono conservate altre due Pianete di color rosa-lilla, corredate di stola e fuselli in oro filato che appartenevano al patrimonio sacro dei Conti della Gherardesca e dei Marchesi Incisa lascito per Chiesa di San Guido a Bolgheri. Di assoluto pregio è il Busto di San Bartolomeo in lamina d’argento al cui interno sono conservate le reliquie del Santo. Inoltre sono presenti anche due ombrellini processionali, ricamati in seta e oro, di manifattura italiana. Numerose infine sono le opere di oreficeria sacra, tra cui ricordiamo la navicella in cui si conserva l’incenso in grani, del XIX sec. e il servito di tre Cartegloria (tabelle poste sull’Altare che riportavano al Gloria in excelsis, l’ordinario della Messa e il Vangelo di San Giovanni), anche queste del medesimo secolo.

Orario
Dall’1/04 all’11/06
Sabato e Domenica: 10.00-13.00 e 15.00-18.00
Dal 17/06 al 17/09
dal Martedì alla Domenica 10.00-13.00 e 16.30-19.30;
Giorno di chiusura: Lunedì

Contatti
Cellulare: 350/5916229
E-mail: parcocarducci@yahoo.it oppure messidoroaps@gmail.com
Social: su Facebook, Instagram e Twitter ci trovi come “Associazione Messidoro”

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